Caldo autunnale, Legambiente Modena: “Attenzione da parte di tutti per ridurre gli effetti su cambiamento climatico e qualità dell’aria”

Le temperature a dir poco anomale di questi giorni, come ha rilevato l’Osservatorio Geofisico Unimore, sono una testimonianza delle variazioni delle condizioni meteoclimatiche del nostro territorio: che si tratti di una semplice perturbazione o di un evento conseguente al mutamento climatico, e quindi destinato a ripetersi in futuro (l’Osservatorio ha ricordato come simili condizioni siano state osservate esattamente un anno fa, mentre il record di temperature massime precedente risale al 1923), le conseguenze sulla nostra vita quotidiana sono evidenti.

Esempio eclatante è quello comparso sulla stampa odierna, che ha denunciato le elevate temperature dell’aria all’interno dei locali degli uffici pubblici: in alcuni casi si sono sfiorati i 30°C, 2-3 gradi al di sopra della temperatura rilevata esternamente. Si tratta certamente di locali affollati e non c’è prova dell’accensione del riscaldamento, che d’altra parte dovrebbe limitarsi a portare la temperatura dei locali a un massimo di 19°C. È però evidente che temperature simili in locali chiusi non contribuiscono al benessere delle persone: confidiamo pertanto che le pubbliche amministrazioni si attivino per verificare le cause reali di questi episodi.

I locali delle pubbliche amministrazioni sono tuttavia la punta dell’iceberg rispetto agli edifici e ai locali privati, in termini di cubature e quindi di consumi energetici. Le ordinanze comunali possono essere utili per limitare questi consumi, ma occorre sempre partire dai comportamenti “individuali”, dei singoli cittadini e delle imprese: solo così si potranno ridurre gli impatti sull’ambiente… e anche sul portafoglio, sia direttamente (evitando consumi inutili) che indirettamente (riducendo gli impatti della produzione energetica sul clima, e quindi plausibilmente riducendo l’incidenza degli eventi estremi e dei costi economici correlati).

Dato l’auspicabile arrivo della stagione fredda e delle condizioni più idonee per l’accumulo di sostanze inquinanti in atmosfera, occorre poi tener presente che il riscaldamento domestico, in particolare l’insieme degli impianti a biomasse, è responsabile di una frazione delle emissioni di polveri sottili (PM10) corrispondente al 17% del totale delle concentrazioni misurate, secondo le stime di ARPAE. Poiché Modena può permettersi un solo sforamento del limite giornaliero di concentrazione di fondo urbano prima di infrangere i limiti di legge per il 2019 (si sono invece già verificati 40 sforamenti su 35 nella stazione da traffico di via Giardini), fra le altre misure da adottare sarà opportuno ridurre al minimo l’utilizzo di questo tipo di impianti, preferendo altre tipologie, possibilmente a consumi ridotti.

 

(Immagine di ri su Pixabay.)